
La Ricerca “Sostenibilità Sommersa” mediante l’analisi di 125 Bilanci di Sostenibilità aggregati, ha espresso le attività più ricorrenti da mettere a confronto con le attività più auspicate da Consumatori Se l’obiettivo, come puntualizzato negli orientamenti forniti dalla Commissione Europea è quello di:
- rendere più utili, coerenti e pertinenti le informazioni contenute nel Bilanci di Sostenibilità per quegli stakeholder che vogliamo ritenere primari come i Consumatori (che sono poi Cittadini),
- prioritariamente soddisfare le esigenze dei Consumatori anche riservando particolare attenzione agli effetti sulla sicurezza dei Consumatori stessi,
- assicurare ai Consumatori un facile accesso alle informazioni,
- accrescere la fiducia dei Consumatori,
- garantire il dialogo con le Comunità locali e le azioni intraprese per garantire lo sviluppo di tali Comunità,
- non dare l’impressione di comunicare informazioni non rilevanti di natura promozionale,
- migliorare la comparabilità,
- evitare di fornire informazioni generiche o standardizzate,
- divulgare obiettivi misurabili specifici,
- divulgare ai Consumatori l’impatto dell’attività e le ripercussioni positive e negative in maniera chiara ed equilibrata,
- concentrasi sulle necessità delle parti interessate come gruppo collettivo prioritariamente esterne più che a quelle interne all’Impresa, la strada da percorrere è ancora lunga.
Ritenere primari gli interessi dei Consumatori non può essere considerato di parte, perché i Consumatori sono Cittadini, costituiscono le Comunità, vivono nel Territorio e risentono dell’Ambiente, difendono le Biodiversità, determinano le Istituzioni, animano il Mercato. Sono insomma i protagonisti di tutti gli aspetti qualificanti della sostenibilità e, quindi, ogni politica relativa alla sostenibilità dovrebbe tenerne conto. Nel rispetto di questo principio gli indicatori fondamentali di prestazione dovrebbero posizionare i loro vantaggi prima di tutto fuori dall’Impresa senza dare rilevanza superiore agli asset aziendali che procurano essenzialmente efficienza interna.
Non si discute l’importanza del rispetto dei diritti umani, questo riguarda l’operatività nel terzo mondo non in Italia. Non si discute l’importanza di asset come le risorse umane (salute, sicurezza e condizioni di lavoro, formazione, parità e diversità, ecc.), come gli investitori e gli azionisti, come la catena di fornitura, come i consumi energetici e la gestione dei rifiuti in Azienda, i sindacati, la lotta alla corruzione attiva e passiva, la legalità ed altro. Questi sono tutti asset aziendali, cioè sono strumenti che ottimizzano prima di tutto i risultati dell’Impresa e il suo benessere, poi concorrono al benessere diffuso.
Dovrebbe essere preferita la sostenibilità “altruista” rispetto a quella “egoista”. Oggi non è così.