In questo momento in cui la globalizzazione dimostra fragilità e vulnerabilità un’attività produttiva orientata all’economia sostenibile ha maggiore opportunità di dedicare maggiore attenzione al mercato domestico. Proviamo a cambiare l’angolazione percettiva che ci annega nel pessimismo.
Molto sta cambiando e cambierà per questo virus che dilaga nel mondo; tutte le economie subiranno crisi visto che ovunque gli scambi rallentano; nella produzione, nel turismo, nel commercio, nella cultura. Sopratutto nella visione del futuro.
Ogni economia locale dovrà rivedere il suo sviluppo, che deve diventare molto più intelligente ed equilibrato; deve diventare sostenibile e resiliente.
In Italia soffre il turismo ma potrebbe recuperare il turismo interno con meno italiani che vanno all’estero. Soffre il debito pubblico ma si potrebbe far rientrare i risparmi investiti all’estero dai fondi che li gestiscono e smuovere quelli fermi nella banche. Soffrono molte attività produttive che si approvvigionano all’estero, Cina in testa; è giunta l’ora di riattivare la manifattura interna con cui siamo diventati una potenza mondiale e recuperare le attività delocalizzate. Soffre l’agricoltura per le minori esportazioni; è il momento di migliorare la dieta con meno carne e prodotti esotici.
Più rapporti umani, semplici e sinceri, meno digitali, social, che illudono in prospettive fatue.
Più mobilità ragionata, essenziale, ottimizzata con l’integrazione ICT e allargata ai mezzi pubblici.
Ci sono altri spazi da recuperare di cui ci siamo dimenticati nel consumismo “spensierato e grasso”. Cominciamo a farlo, con l’ottimismo lucido del buon senso. Un vantaggio per la qualità della vita e per l’ambiente.