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COME ANDIAMO A COMINCIARE

By 19 Giugno 2020 Luglio 21st, 2020 No Comments

Le misure economiche adottate con la raffica di decreti hanno un sapore clientelare, distribuiti a pioggia con eccessiva fretta (nell’annuncio), senza avere la dovuta certezza di modi e tempi per
renderli operativi, senza la reale concretezza di attuarli nei tempi promessi e con le risorse annunciate. Governo centrale e Regioni si sono mossi in ordine sparso. Non hanno neanche indicato linee essenziali di priorità per concorrere alla maggiore efficacia. Al gran rumore di migliaia di esperti riuniti per “conoscere prima e deliberare poi” è seguito nulla che possa coniugare l’emergenza con il futuro. Una mancanza di visione, semplicemente, pure distorta dai mille gruppi di potere e di rappresentanza, interessati esclusivamente a fare cassa.

La politica economica post Covid-19 deve drasticamente cambiare la sua logica, dopo la prima fase urgente, dove ha girato pochi soldi a tutti, anche a chi non ne aveva effettivamente bisogno. Senza l’innovazione la crescita non potrà mai riequilibrare il debito pubblico, cresciuto a dismisura. Senza programmazione e senza tempi certi per attuarla (semplificazione burocratica) non si va  da nessuna parte. Le idee per programmare ci sarebbero pure, basta attingerle dagli obiettivi Colao e dalle proposte dell’opposizione. Non mancano quelle condivisibile da tutto l’arco costituzionale. Le posizioni antitetiche e approssimative della politica rendono improbabili scelte coerenti e coordinate, veloci e condivise. Scelte che comunque, pressate dalle continue sirene elettorali, non sono gradite alle esigenze di breve periodo che la politica istintiva e colorata richiede.

Troppo spesso i funzionari pubblici, nominati senza merito e competenza, seguono interessi di parte, sono incapaci di gestire procedure farraginose impostate su provvedimenti amministrativi
contorti e sadici, aggiungiamo le motivazioni di carriera estranee ai risultati, cittadini frequentemente più interessati ai fatti propri anche in danno di quelli comuni. Se l’Europa ha cambiato passo dobbiamo necessariamente farlo noi, spendendo bene la valanga di miliardi prospettata, nei tempi dovuti e con la necessaria trasparenza. Non abbiamo una buona  reputazione viste le decine di miliardi dei fondi europei, in regime ordinario, non spesi fin qui. Saranno spartiti tra i popoli dei capibastone, per progetti onirici o dedicati alle infrastrutture, alle arretratezze di sistema, alla ricerca tecnologica, alla istruzione per l’eccellenza?

Quando passeremo dai controlli preventivi, sostanzialmente formali, a quelli successivi dedicati alla gestione e ai risultati, le cose possono migliorare. Servono investimenti che creano crescita stabile e lavoro dignitoso, anche in linea e in sinergia con altre iniziative europee, per consolidarne la leadership.