Oggi si dispone di un quadro completo delle valutazioni induttive e deduttive da cui emerge che esiste un gap complessivo pari a circa 130 miliardi di Euro di mancate entrate tributarie e contributive. Indicativamente il 9% la seconda, il 91% la prima. IRPEF, lavoro autonomo e impresa, con l’IVA raggiungono insieme per il 70%. IRES e IRAP raggiungono insieme il 20%.
Il resto si riferisce all’IRPEF lavoro dipendente irregolare, addizionali locali IRPEF (lavoro dipendente), Locazioni, Canone Rai, Accise sui prodotti energetici, IMU e TASI. Per la quota contributiva evasa le entrate carico lavoratore dipendente rappresentano poco più di un quinto delle entrate carico datore di lavoro. Gli incassi derivanti dalle attività di contrasto all’evasione sono calcolate per il 2019 a quasi 14 miliardi di Euro.
Il valore aggiunto generato dal sommerso economico ha un’incidenza sul PIL pari all’11/12%. Le componenti più rilevanti dell’economia sommersa sono quelle legate alla correzione della sotto-dichiarazione del valore aggiunto e all’impiego di lavoro irregolare. Quasi la metà è imputabile al settore delle costruzioni, del commercio all’ingrosso e al dettaglio, trasporti e magazzinaggio, attività di alloggio e ristorazione. Poco meno del 20% viene dalle attività professionali, scientifiche e tecniche, amministrative e di supporto.
L’incidenza dell’economia non osservata è molto alta nel Mezzogiorno, vicina alla media nazionale nel Centro e inferiore a quest’ultima nel Nord-Est e nel Nord-Ovest. La Calabria è la regione in cui il peso dell’economia sommersa e illegale è massimo. L’incidenza più bassa si registra nella provincia autonoma di Bolzano/Bozen.