
Per misurare la circolarità, e quindi valutare l’uso efficiente delle risorse impiegate, è necessario tenere in equilibrio le risorse prelevate dalla natura con quelle restituite sommate a quelle rigenerate.
Tutte le Imprese del Sistema Italia, dovranno avviare un percorso per la valutazione della propria circolarità e dei propri prodotti e/o servizi; quindi cominciare a ragionare sulla circolarità a livello di Sistema Paese, in scala regionale, locale, di filiera, insomma a tutto campo.
L’obiettivo di aumentare la circolarità del sistema produttivo rende necessario operare secondo una scala di priorità, che dovrebbe privilegiare:
1) Minore utilizzo delle risorse non rinnovabili.
2) Maggiore utilizzo di materie seconde, provenienti da riciclo.
3) Utilizzo circolare dei materiali, dei prodotti e dei servizi.
4) Prevenzione della produzione di rifiuti.
Per le Imprese e per il sistema produttivo, ma anche per il Sistema Paese, l’EC è infatti una opportunità per essere maggiormente competitivi anche attraverso un uso più efficiente delle risorse.
Nell’EC il valore dei prodotti, dei componenti e delle materie prime mantiene il più a lungo possibile il proprio ciclo di vita. Gli scarti e gli sprechi sono ridotti al minimo, insieme all’inquinamento ambientale, al consumo dell’energia e del suolo.
La transizione verso un’economia efficiente nell’uso delle risorse, resiliente ai cambiamenti climatici, costituisce oggi la più importante sfida a livello mondiale per raggiungere una crescita sostenibile ed inclusiva.
Il Ministero dell’Ambiente, con un’azione efficace e incisiva, partecipa attivamente alla preparazione, a livello nazionale, europeo e internazionale, del pacchetto per l’EC che riguarda l’efficienza delle risorse e la gestione dei rifiuti al fine di concordare un appello comune per il coinvolgimento urgente degli Stati membri nel processo preparatorio.
Nel maggio 2018 il Ministero dell’Ambiente, ha firmato la carta per l’adesione alla Piattaforma italiana degli stakeholder per l’EC (Italian Circular Economy Stakeholder Platform – ICESP).
A supporto delle strategie per il Piano di azione sull’EC e dei futuri finanziamenti sul tema, la Commissione Europea ha lanciato due iniziative di approfondimento e di consultazione degli stakeholder, tra cui la Piattaforma Europea degli stakeholder sull’EC European Circular Economy Stakeholder Platform – ECESP.
ENEA, in qualità di rappresentante italiano per ECESP, ha promosso la realizzazione di una interfaccia nazionale ICESP che si configura come una piattaforma di convergenza e confronto delle varie iniziative in corso in Italia per rappresentare in Europa, in maniera coordinata e coerente, the italian way for circular economy.
Per promuovere l’Ecodesign di prodotti, processi, servizi, cioè la progettazione innovativa, deve essere sviluppata la ricerca per allungare il ciclo di vita dei prodotti della durabilità, riciclabilità, riparabilità, recuperabilità fino al trattamento ed alla corretta gestione del fine vita.
La quarta rivoluzione industriale, cosiddetta “Industria 4.0”, grazie alla diffusione delle tecnologie digitali, sta trasformando profondamente il comparto industriale e i meccanismi attraverso cui ha storicamente prodotto valore, innovazione, occupazione e benessere. Grazie all’accresciuta capacità di interconnettere e far cooperare le risorse produttive (asset fisici, persone e informazioni, sia all’interno della fabbrica sia lungo la catena del valore), le tecnologie digitali non solo possono
aumentare competitività ed efficienza, ma fanno da leva all’introduzione di nuovi modelli di business, fino a superare la tradizionale distinzione tra prodotto, processo produttivo e servizio.
La digitalizzazione sarà un fattore abilitante anche per la transizione verso il modello di EC.
La connessione dei prodotti e delle fabbriche, della catena del valore e degli utenti consentirà di progettare il ciclo di fabbricazione del prodotto assieme a quello del suo utilizzo e del suo riutilizzo in una logica di Sostenibilità nel Territorio, nella Società, nel Mercato. A livello aziendale, sarà possibile ottimizzare il consumo di risorse, ridurre gli sprechi energetici e gli scarti generati nel processo di produzione; la gestione del magazzino sarà resa più efficiente collegando richieste provenienti dalla produzione e dall’approvvigionamento.
L’impatto si estende oltre la dimensione aziendale. Riguarderà l’intero sistema produttivo, andando ad abilitare la progettazione e la gestione di filiere integrate di produzione e de-produzione, rendendo possibile anche la simbiosi industriale.
La cultura del Consumatore deve radicarsi nella consapevolezza che la materia seconda abbia qualità compatibili con quella prima, che l’EC circolare comporti vantaggi economici e sociali oltre che ambientali e che giovi al contrasto della gestione criminale delle discariche, in particolare quando abusive; che i prodotti che utilizzano materie prime secondarie sono più “cool & fashion”.
Si tratta di avviare una giusta transizione per aprire le porte ad una vera e propria rivoluzione industriale (chiamiamola 4.0 bis) che metta in pratica, con una visione di lungo termine, un modello economico che coinvolga tutta la filiera a 360°, dal Produttore al Consumatore, concretizzata dalla realizzazione dei necessari impianti, sostenuta dalla partecipazione economica e la normazione adeguata della Pubblica Amministrazione, cominciando dall’Iva ridotta sulla vendita di prodotti rigenerati, riciclati o usati.
Consumare meno, consumare meglio; consumare le risorse che si rigenerano in natura; risparmiare o recuperare le risorse destinate ad esaurirsi; riconvertire, insieme ai sistemi di produzione e consumo delle risorse materiali anche quelle immateriali, vale a dire le risorse umane e le abitudini influenzate dalle mode consumiste, animate da cieco egoismo.
Basterebbe applicare il principio che le materie prime vanno tassate più di quelle seconde, tassare l’inquinamento più del lavoro, facilitare e premiare comportamenti virtuosi per avere un risultato immediato; basterebbe evidenziare che i costi di gestione di una discarica, oltre al carico d’inquinamento che comporta, potrebbero diventare investimenti per la qualità della vita e l’occupazione se investiti nella filiera dell’EC.
L’esempio del successo conseguito dalle energie rinnovabili, pur nella mancanza di coerenza e continuità da parte della legislazione, è una traccia da seguire.
Come gli inquinamenti incontrollati concorrono agli squilibri climatici, oltre i danni alla salute, i rifiuti abbandonati concorrono all’esaurimento delle materie prime, oltreché al degrado.
La transizione economica va appaiata alla transizione sociale, ai nuovi mestieri e alla formazione di nuove competenze che l’evoluzione tecnologica richiede con una velocità crescente. Un terzo dei posti di lavoro andrà perduto senza la dovuta riconversione.
I principi dell’EC vanno quindi applicati tanto alle attività materiali quanto a quelle immateriali. Le spese di formazione, legate all’ecodesign e alla comunicazione per favorire comportamenti consapevoli nel mercato, dovranno essere classificate come investimenti, quindi come patrimonio, ma con una fiscalità diversa; la circolarità delle persone, aggiornate nelle competenze, deve correre in parallelo alla circolarità dei beni.
I Bilanci di Sostenibilità delle Imprese dovranno evidenziare, misurare e riclassificare queste spese che passano come investimenti. Su questi dati verranno costruiti gli indicatori di prestazione con cui classificare le Imprese più virtuose, evidenziando L’Ecodesign Respect.
Questo indicatore si appaia all’altro, di più ampio raggio, Future Respect, da riconoscere a quelle Imprese che, attraverso la redazione di un Bilancio di Sostenibiltà, evidenziano con chiarezza e semplicità la loro attenzione concreta verso il Territorio, la Società e il Mercato, sacrificando parte del profitto a vantaggio del bene comune e dell’interesse generale.
La misurazione della circolarità costituisce un requisito essenziale per il perseguimento di azioni concrete e il raggiungimento di risultati misurabili, al fine di tendere a una maggiore trasparenza per il mercato e per il Consumatore.
La misurazione della circolarità delle attività economiche e delle azioni da loro intraprese permette di valutarne con certezza le prestazioni attraverso bilanci standardizzati e verificabili.
Pertanto è necessario definire precisi riferimenti di misurabilità dell’EC.
L’economia determina il funzionamento del mercato; è, quindi, essenziale che l’EC prenda a riferimento le stesse regole. Che sia un Paese, una regione, una città, un prodotto o un servizio, una risorsa materica, idrica o energetica, attraverso strumenti e indicatori di tipo economico è possibile valutare il loro grado di circolarità e misurare la parte fisica dell’EC, cioè i flussi di materia ed energia, relativi al dato sistema economico o prodotto o servizio.
Ripetiamo che la Ricerca per l’Innovazione è fondamentale per consentire all’EC di mantenere e anche aumentare il vantaggio competitivo conquistato dall’industria italiana negli anni; per assumere fisionomie con cui affermarsi presso i Consumatori, le tecnologie generate devono essere positive e accessibili.
Le tecnologie sono accessibili quando chi ne fruisce ha consapevolezza del vantaggio apportato.
Le tecnologie sono positive quando non emarginano l’uomo ma ne potenziano le capacità.
Il digitale domani non è più un obiettivo ma una base di partenza per essere competitivi, capaci di adottare le tecnologie che vengono sviluppate di continuo e qualificare le esperienze di consumo personalizzate con una matrice di sostenibilità.
La nuove tecnologie sono in particolare la blockchain (tracciabilità produttiva), l’intelligenza artificiale (analisi predittive) e i computer quantici (capacità elaborative) con cui confermare le proprie eccellenze e concretizzare vantaggi con cui emergere nel mercato e legarsi con l’interazione alle singolarità profilate dalla digitalizzazione delle relazioni commerciali.
La governance sostenibile garantisce fiducia, affidabilità, etica e legalità, oltre al rispetto del territorio e della società, adottando le tecnologie con responsabilità e misura, distinguendo quello utile da quello invasivo, evitando quello distorsivo.
La governance sostenibile produce resilienza per assorbire e reagire agli imprevisti che minacciano l’equilibrio dell’attività, oggi immersa in uno scenario dalle mutazioni veloci e inimmaginabili; questa resilienza è anche impegnata nella attenzione verso l’eventuale supremazia tecnologica rispetto a quella umana; quindi è ostacolo alla tentazione di sopraffare il consumatore, ignaro delle conseguenze che il differenziale di potenzialità accumulato dalla disparità raggiunta con le tecnologie può generare; in pratica limitandone la libertà di scelta.