La nuova legge di bilancio per il 2019 ha bloccato la rivalutazione monetaria delle pensioni superiori a tre volte il minimo Inps, chiediamo giustizia alla CEDU. (FONTE CODACONS)
I FATTI
La nuova legge di bilancio per il 2019 ha, purtroppo, nuovamente bloccato la rivalutazione monetaria delle pensioni superiori a tre volte il minimo Inps. in questo modo, ha di fatto ridotto ancora una volta e per un altro triennio il potere d’acquisto delle pensioni di gran parte dei pensionati italiani; pensioni già fortemente penalizzate dagli interventi normativi di questi ultimi 10 anni.
LA MANOVRA FINANZIARIA 2019
L’art. 1, comma 260, della manovra finanziaria 2019 ha sancito che per il triennio 2019-2021 la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici complessivamente superiori a tre volte il trattamento minimo Inps e con riferimento all’importo complessivo dei trattamenti medesimi, è riconosciuta:
1) nella misura del 97 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente pari o inferiori a quattro volte il trattamento minimo Inps;
2) nella misura del 77 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a quattro volte il trattamento minimo Inps e pari o inferiori a cinque volte il trattamento minimo Inps;
3) nella misura del 52 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a cinque volte il trattamento minimo Inps e pari o inferiori a sei volte il trattamento minimo Inps;
4) nella misura del 47 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a sei volte il trattamento minimo Inps e pari o inferiori a otto volte il trattamento minimo Inps;
5) nella misura del 45 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a otto volte il trattamento minimo Inps e pari o inferiori a nove volte il trattamento minimo inps;
6) nella misura del 40 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a nove volte il trattamento minimo inps.
L’INTERVENTO DEL GOVERNO
Dopo l’intervento della corte costituzionale che aveva dichiarato illegittimo il blocco della perequazione automatica delle pensioni previsto dalla cd. “riforma fornero”, il governo, dando applicazione ai principi affermati dalla sentenza, aveva adottato il d.l. n. 65/15: questo provvedimento, di fatto, aveva riproposto il blocco, semplicemente rimodulandolo per scaglioni. ebbene il codacons, al fianco di migliaia di pensionati, contro questa normativa ha proposto un ricorso al tar del lazio e, quindi, appello al consiglio di stato, arrivando sino alla CEDU (Corte Europea dei Diritti Dell’Uomo).
LE RAGIONI DELL’INIZIATIVA CODACONS
Se è vero che, per il momento, la CEDU non ha voluto dare ragione ai pensionati, è altrettanto vero che, mutando le condizioni, ci aspettiamo mutino le decisioni.
Questo per alcune ragioni specifiche:
– rispetto alla decisione CEDU del luglio scorso i fatti sono cambiati: è entrata in vigore una nuova legge, che protrae per un altro triennio il blocco della rivalutazione monetaria delle pensioni, così immobilizzandole per altri tre anni;
– la CEDU ha ribadito in numerose pronunce che le misure riduttive dei trattamenti previdenziali o assistenziali adottate dagli stati membri sono ammissibili purché rispondenti a criteri di ragionevolezza e proporzionalità;
– non può ritenersi rispondente a questi criteri la scelta del legislatore di procrastinare per un altro triennio il blocco della perequazione automatica delle pensioni, già bloccate da quasi 10 anni!
Senza contare che:
– la CEDU ha avuto modo di sancire in più occasioni che l’obbligo derivante dall’articolo 35 della CEDU di esaurire le vie di ricorso interne allo stato membro, prima di adire la corte, fa riferimento a strumenti di tutela che devono esistere con un sufficiente grado di certezza non solo nella teoria, ma anche nella pratica, altrimenti mancano dell’effettività e dell’accessibilità: è evidente che, almeno per il momento, non sussistono strumenti interni di tutela adeguati, efficaci ed effettivi.
– preso atto di ciò, al fine di facilitare l’effettiva attuazione delle sue sentenze, la CEDU può adottare una procedura di sentenza pilota che le consenta di indicare le misure o azioni particolari che lo stato convenuto dovrà adottare per porvi rimedio.
– in alternativa, ai sensi dell’art. 41 della convenzione, “se la corte dichiara che vi è stata violazione della convenzione o dei suoi protocolli, e se il diritto interno dell’alta parte contraente non permette di eliminare che imperfettamente le conseguenze di queste violazioni, la corte accorda alla parte lese, se del caso, un risarcimento equo”.
UNA NUOVA BATTAGLIA
Per noi non è giusto chiudere qui la lunga battaglia intrapresa ormai quattro anni fa al fianco delle migliaia di pensionati che hanno deciso di dare fiducia al codacons.
Per questo abbiamo deciso di avviare un nuovo, inedito, ricorso alla corte europea dei diritti dell’uomo a strasburgo, per chiedere alla corte – preso atto della totale assenza di strumenti interni di tutela adeguati, effettivi ed efficaci – di:
– indicare allo stato le misure o le azioni particolari che esso dovrà adottare per porre rimedio a questa situazione,
– oppure, nel caso si riscontrasse una oggettiva impossibilità di accordare una tutela adeguata ai ricorrenti, di riconoscere alle parti lese un equo risarcimento per il danno subito.