
Un mondo iniquo e squilibrato, abitato da cittadini insicuri e insoddisfatti, crea tensione sociale, non favorisce ma ostacola gli affari; per questo circa duecento imprenditori top del capitalismo americano ripensano il principio “prima gli azionisti”, auspicando diversi orientamenti di corporate governance e avviando al pensionamento il neoliberismo.
La nuova logica del “Business Roundtable” stabilisce che il valore di una attività produttiva, durevole nel tempo, non può prescindere dai principi della sostenibilità e dell’etica.
Assumono rilievo le caratteristiche e l’efficacia di una governance sostenibile, capace di evidenziare il valore immateriale di un’Impresa, costruito con investimenti intangibili che, nell’economia del terzo millennio, sono determinanti nella valutazione del merito patrimoniale anche per la capacità di creare valore nel tempo.
Dall’America al resto del mondo il passo è breve.
Una nuova forte spinta globale induce a credere che questa volta non si tratti di retorica strumentale a interessi di parte.
Mentre le democrazie liberali sono travagliate da molti affanni, il consumismo ha dovuto compensare le ingiustizie. Il consumismo ha bisogno di gonfiarsi senza sosta non solo per alimentare il PIL; deve crescere per soddisfare esigenze crescenti che montano su se stesse, necessarie a distrarre dai valori fondamentali.
Il capitalismo spregiudicato ha consentito un consumismo spregiudicato.
Siamo arrivati alla resa dei conti: l’agonismo sociale ha degradato il senso comune, la collettività è polarizzata in mille fronti di protagonismo, le ideologie sono frantumate.
L’interazione culturale è oggi gestita senza approfondimenti e valutazioni attente, si comunica con un linguaggio semplificato, veloce e incoerente, con poca memoria; i dialoghi proliferano online senza contatto fisico, costruiti a slogan, dove ignoranza e prepotenza fanno da padrone in una platea di esibizionisti improvvisati.
La sensibilità dei Consumatori sta cambiando. La superficialità, che sembrava trascurare la realtà, sta lasciando il posto alla consapevolezza di fronte all’evidenza dei fatti: il divario ricchi-poveri, il cambiamento climatico, l’impoverimento delle risorse naturali, il degrado sociale, il cinismo relazionale, il senso d’impotenza e d’insicurezza della gente (fermiamoci qui!); trova spazio una reazione spontanea, che cerca protezione da promesse facili e allettanti, come quelle del populismo che diventa incattivito qundo si veste di idee illusorie e incantatorie.
Se nessuna società è in grado di garantire in pieno la felicità, la giustizia e l’equità, chi ha la capacità di farlo, la volontà di agire, cominci ad impegnarsi per garantire il futuro. Le Imprese stanno in prima linea; da tempo infatti, potendo contare su sensori più efficaci, assumono posizioni che solo successivamente la politica traduce in normativa.
Lo ha capito anche il mondo della finanza varando fondi etici che si orientano a investire in Imprese sostenibili, che creano valore collettivo, non solo profitto, che producono beni utili e necessari, capaci di una crescita di lungo periodo; che sollecitano un capitalismo migliore, meno liberista e più attento alle ricadute sociali a scapito del profitto selvaggio e speculativo.
L’ingresso nei vertici delle attività produttive dei Millenial (30/40enni di oggi) e nella fascia di alto consumo della generazione Z (under 30 di oggi), entrambi più attenti al comportamento sostenibile delle Imprese, ha evidentemente creato un clima favorevole alla coscienza e al recupero dell’economia sociale di mercato.
Sono i giovani i protagonisti dell’economia sostenibile; perché direttamente interessati e perché sono nati nell’epoca dell’evoluzione accelerata dello sviluppo per l’innovazione tecnologica che sta cambiando il mondo.
I giovani sono direttamente interessati alle conseguenze sul futuro delle scelte compiute nel presente; sono loro che soffrono la carenza del wellfare per costruire una famiglia e sostenere la natalità, determinante per gli equilibri dello stato sociale, della precarietà del lavoro soggetto a mutazioni profonde senza sosta, veloci e imprevedibili.
Basta pensare che gli oltre cento miliardi di abitanti che ci hanno preceduto sulla terra non hanno lasciato impronte ambientali irrilevanti e monumenti, arte e scienza. Basta pensare che il genere umano, un millesimo del genere vivente (flora e fauna, dai batteri alle megattere), sta lavorando ciecamente per compromettere da solo l’intero sistema, con un incessabte progressione dall’ultimo secolo. Questo i giovani lo sanno bene, meglio dei padri e dei nonni.
Anche il successo dei movimenti populisti e sovranisti ha mosso le acque ormai stagnanti del capitalismo rapace, troppo finanziarizzato, cercando un nuovo capitalismo più inclusivo, sensibile alle esigenze dei cittadini con cui si propone di interagire con maggiore attenzione.
Per l’affermazione e l’applicazione delle governance sostenibili occorre passare “dal dire al fare”.
Occorre prima di tutto informare compiutamente, coinvolgere in maniera costruttiva e positiva i Consumatori sull’importanza di adottare politiche sostenibili per un futuro giusto, tanto nella produzione quanto nei consumi, al punto che diventi uno stile di vita. L’informazione va resa forte, equilibrando incentivi con normative chiare e puntuali, capaci di punire le trasgressioni, sopratutto quelle esibizioniste, in modo da rendere normale, cioè civile, quello stile di vita.
Le iniziative e gli esempi devono riuscire a dimostrare in concreto la convenienza per i Consumatori, in particolare per il benessere collettivo; analogamente, le Imprese “sane e per bene”, virtuose e innovative, conquisteranno un efficace vantaggio competitivo.
Diventare Consumatori attenti ad uno stile di vita sostenibile è l’incombente “satus symbol” che determinerà presto i successi nel mercato.
In questo contesto è nato il Centro Studi ConsumerLab per promuovere la cultura della Sostenibilità attraverso la divulgazione diretta nel mercato delle migliori pratiche e dei casi di successo estratti dai Bilanci redatti dalle Imprese. Mettendo a sistema l’esperienza delle Associazioni di Consumatori “big five” (Adiconsum, Adoc, Comitas, Federconsumatori, Skineco) e le competenze di un team accademico e professionale multidisciplinare, sono state sviluppate (evoluzione, approfondimento e perfezionamento) considerazioni trasversali partendo dalle cinque Ricerche pubblicate sul tema: “Sostenibilità Sommersa”, “Alla scoperta della Sostenibilità”, “L’Italia della Sostenibilità”, “Finanza sostenibile”, “Consumatore Gigante Nano”. Alle ricerche sono state integrat arricchimenti raccolti in Convegni, post sui social e, soprattutto, nei molteplici suggerimenti carpiti dai diversi CSR manager incontrati.
In pratica sono state analizzate le modalità per potenziare il ruolo dei Consumatori come protagonisti della Sostenibilità, favorendo l’adozione di nuovi stili di vita.
La strada maestra è stata individuata nella ottimizzazione comunicativa del Bilancio di Sostenibilità (user friendly), nel coinvolgimento dei Consumatori (da parte di Imprese virtuose) e nel rendere più consapevoli le scelte di consumo.
Le attuali modalità comunicative non riescono a coinvolgere abbastanza i Consumatori che rimangono attenti in teoria e scettici in pratica.
In questa direzione parliamo di forme innovative, implementate con appropriati strumenti d’interazione, per rispondere alle esigenze crescenti dei Consumatori che vogliono preferire Imprese effettivamente sostenibili.
Il futuro chiede una visione ad ampio raggio, con cui innescare un circuito positivo in cui la Sostenibilità venga posta alla base tanto delle attività produttive quanto delle scelte di consumo, con evidenze misurabili, riposizionando l’uomo al centro per abbattere le disuguaglianze e contrastare le criticità del mercato.
Occorre mettere in luce le Imprese guidate dai valori della Sostenibilità; costruire proposte che sintetizzino le esperienze delle Associazioni dei Consumatori, le competenze di alto profilo del mondo accademico e professionale, proposte con l’indipendenza della terzietà; quindi condividere con le Imprese queste proposte per rispondere costruttivamente alle mutate modalità con cui i Consumatori vogliono essere ascoltati, capiti e aiutati, soddisfatti.
La logica di fondo è rispondere al cambiamento della sensibilità dei Consumatori, al loro evoluto modo di avere bisogno, desiderare e sognare, quindi di scegliere.
ConsumerLab ha fatto propri questi obiettivi.
Vuole creare un ponte di scambio utilitario, immediato e continuo, per affermare nel mercato l’importanza del futuro, nella trasparenza e nella legalità; basandosi sulle analisi dei dati proprietari raccolti di continuo, intende valorizzare le migliori pratiche e le governance eccellenti per orientare scelte consapevoli.
Vuole promuovere la cultura della Sostenibilità a tutto campo, come logica del presente per il futuro.
La Sostenibilità è il risultato di una governance attenta al profitto economico-finanziario conseguito con un modello di sviluppo credibile nel Mercato (sistema produzione-consumo), compatibile con il Territorio (sistema ambiente-diversità), responsabile verso la Società (sistema istituzioni-comunità); un modello capace di garantire sviluppo equilibrato, benessere durevole, rispetto del bene comune e dell’interesse generale, impegnando la legalità come strategia globale.
L’Impresa sostenibile è un’Impresa “sana e per bene”, che ha futuro se dimostra generosità, altruismo e attenzione “a chi e cosa” gli consente di prosperare.
L’Impresa deve innescare un circuito virtuoso in cui la Sostenibilità venga posta alla base tanto delle attività produttive quanto delle scelte di consumo, caratterizzate da stili di vita sensibili al futuro, responsabili. Deve porsi la domanda (e dare la risposta) di quanto la sua attività, crei profitto ottimizzando il rapporto prezzo-qualità, senza causare vizi occulti, danni collaterali o rischi incontrollati (neminem laedere), e condividendo il valore creato.
L’Impresa deve mettere in evidenza le attività svolte per la Sostenibilità valutando l’impatto generato con il proprio lavoro all’esterno e rendicontando le prestazioni capaci di avvantaggiare (creando valore condiviso ) e non svantaggiare (eliminando impronte, ostacoli e turbative) terze parti che, direttamente o indirettamente, ne siano coinvolte.
L’Impresa che caratterizza la produzione e il consumo di Sostenibilità sarà protagonista del