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IL FUTURO CHE SOTTOVALUTA IL FUTURO

By 23 Ottobre 2020 Novembre 2nd, 2020 No Comments

I giovani della Generazione Z (dal 1997 ad oggi) sono il futuro del mondo, eppure hanno crescenti incertezze sul loro futuro – soprattutto previdenziale – e sui cambiamenti al ribasso che li aspetta. Si allunga la vita media mentre di restringe la base contributiva perché il mondo del lavoro dipendente per i giovani non cresce, diminuisce. Aggiungiamo la minore natalità che ridurrà i contributori e l’allungamento della vita media che aumenterà la durata delle pensioni. I giovani non hanno chiara questa situazione. Non risparmiano e spendono tutto, non solo quando guadagnano poco, anche quando guadagnano bene. Ignorano la previdenza integrativa.

Le altre Generazioni al contrario risparmiano ma impegnano male il risparmio. Il Covid-19 (e non solo) ha favorito l’accumulo di giacenze liquide immobilizzate, quindi non fruttifere per gli investimenti, che in questo agosto 2020 hanno superato 1.670 miliardi di Euro, con una crescita di oltre 110 miliardi rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Solo da febbraio a giugno, dette giacenze sono aumentate di ulteriori 76 miliardi, una somma vicina alla manovra finanziaria. Questo è un esempio che disorienta.

Il Covid-19 ha accelerato la crisi sociale, ha indebolito la salute finanziaria del 30% delle famiglie e, con la stessa percentuale, delle Imprese che potrebbero chiudere. Il divario del benessere è aumentato, soprattutto per quei giovani che non si adeguano ai nuovi meccanismi del mercato, che non colgono le opportunità che la crisi genera, che non si sono preparati alla resilienza. Sono proprio i giovani ad avere minore sensibilità e competenza finanziaria che invece servirebbe a destreggiarsi meglio. La motivazione più immediata per spiegare questa leggerezza è che, tra gli europei, vanno a vivere da soli o in coppia più tardi, come più tardi entrano nel mercato del lavoro.

Molti giovani si lamentano che il mondo non li capisce. Spesso sono loro a non capire il mondo, credono che debba essere funzionale ai loro sogni. Il tramonto dell’economia lineare ha lasciato un futuro imprevedibile, sono mutate le basi e i riferimenti a cui eravamo abituati, le motivazioni si sono fatte confuse, disarmando le strategie consolidate per farsi strada. Troppi giovani hanno più pretese e meno ambizioni, coltivano più i diritti dei doveri, hanno fretta, schivando i sacrifici. Pochi giovani, consci della realtà e delle proprie capacità, hanno la costanza di mettersi in gioco con la fermezza dovuta per realizzare i loro progetti, quelli che il mondo vuole perché ne ha bisogno, che sono capaci di creare valore per altri. Seguono la massima aristotelica secondo cui lo scopo della vita sta nell’incontro tra il talento e ciò di cui il mondo ha bisogno.

In fin dei conti il meccanismo del successo non è cambiato ma si è evoluto, serve sempre capacità, tenacia, fortuna, sacrificio, adattamento alle circostanze. Oggi c’è più competizione perché gli standard richiesti sono cresciuti. C’è una selezione più dura, le esigenze sono aumentate: insomma il successo non è accessibile a tutti e troppi si presentano non all’altezza. Riuscire non può essere una pretesa. I posti ambiti sono di più ma sono ancora di più i pretendenti. Quando un giovane viene respinto, spesso si chiude nel nichilismo, attribuisce colpe al mondo, ai raccomandati, ai privilegiati. Può accadere, più delle volte non è così.

Insomma le aspettative verso il futuro dei giovani sono confuse e illusorie nella maggioranza dei casi, forse il post Covid-19 aprirà molti occhi. Approfondimenti e statistiche su questo tema sono pubblicate nella Ricerca che verrà presentata il 30 ottobre 2020, ultimo giorno del Mese dell’Educazione Finanziaria del MISE, che MOONDO pubblicherà in anteprima.