
Siamo la capolinea della Legge di Moore: “la complessità di un microcircuito, misurata con il numero di transistor in un chip (processore), e la relativa velocità di calcolo, raddoppiano ogni 18 mesi”.
Il computer quantico, con la sua enorme capacità di calcolo, è lo strumento che può far decollare l’Intelligenza Artificiale, elaborando dati correlabili in maniera sempre meno automatizzata, riferiti al modo in cui gli umani capiscono e processano il mondo, superando il limite oggi invalicabile creato da esperienze e preconcetti, pregiudizi e stereotipi, riferimenti e modelli che guidano le nostre decisioni e orientano le nostre scelte; in pratica per capire cosa condividiamo, crediamo e sentiamo occorre far evolvere la tecnologia informatica con mezzi adeguati, in modo complementare il nostro vissuto, tanto a livello individuale quanto collettivo; questo il futuro teorico dell’A.I..
L’A.I., infatti, vuole ordinare un’enorme quantità di dati appartenenti a un singolo campo per imparare a predire e decidere con accuratezza sovrumana.
Molti posti di lavoro, sopratutto quelli ripetitivi ed omologabili, sono vicini all’estinzione; i lavori creativi sono gli unici al sicuro perché l’A.I. può ottimizzare ma non creare.
Quale futuro per l’essere umano nell’era dell’A.I.?
Oltre la creatività daremo necessariamente spazio a compassione, amore o empatia. Tutte cose che l’IA non può avere. Mentre l’A.I. eliminerà i lavori ripetitivi, potremo e dovremo creare lavori che miglioreranno la vita perché rivolti direttamente alle emozioni e alle passioni umane. Sono lavori che avvicinano gli uomini, oggi troppo alienati dalla produzione di beni e servizi per la crescita materiale dei consumi, non per vivere l’intimità e le relazioni umane. Assistenti sociali, umanitari, religiosi, sanitari; educatori, accompagnatori, animatori, queste alcune delle professioni liberate dall’A.I..
Al contrario molti scienziati hanno ipotizzato con preoccupazione l’influenza della dell’A.I. nel futuro. Stephen Hawking: “l’intelligenza artificiale potrebbe porre fine all’umanità”. Elon Musk: “è un rischio esistenziale e uno dei maggiori rischi che affrontiamo in quanto civiltà”. Bill Gates: “Non capisco perché le persone non siano più preoccupate di così”.
Infatti la rigidità attuale delle risposte che l’automazione fornisce già fa immaginare le problematiche dell’A.I. in futuro; chi ha avuto a che fare con errori codificati sa bene quale enorme fatica sia necessaria per correggerli; sopratutto per la fede riposta nell’automazione, maggiore di quella riposta nell’uomo.
La disponibilità di dati è direttamente proporzionale al perfezionamento dell’A.I.; le aziende cinesi di A.I. hanno fatto grandi salti in avanti perché hanno accesso preferenziale ai dati; così che oggi, le aziende più ricche di computer vision, riconoscimento vocale, sintesi vocale, strumenti di traduzione e droni sono tutte aziende cinesi. Questo significa un sacrificio intollerabile della privacy.
Testo scritto per la rivista del MIT nel 2011 da John McCarthy (informatico di Boston 1927- 2011) Padre dell’Intelligenza Artificiale (termine coniato nel 1955)
Premio Turing nel 1971