Siamo la capolinea della Legge di Moore: “la complessità di un microcircuito, misurata con il numero di transistor in un chip (processore), e la relativa velocità di calcolo raddoppia ogni 18 mesi”.
Il computer quantico, con la sua enorme capacità di calcolo, è lo strumento che può far decollare l’Intelligenza Artificiale, elaborando dati correlabili in maniera sempre meno automatizzata, riferiti al modo in cui gli umani capiscono e processano il mondo, superando il limite oggi invalicabile creato da esperienze e preconcetti, pregiudizi e stereotipi, riferimenti e modelli che guidano le nostre decisioni e orientano le nostre scelte; in pratica per capire cosa condividiamo, crediamo e sentiamo occorre far evolvere la tecnologia informatica con mezzi adeguati, in modo complementare il nostro vissuto, tanto a livello individuale quanto collettivo. L’A.I. deve ordinare un’enorme quantità di dati appartenenti a un singolo campo per imparare a predire e decidere con accuratezza sovrumana.
Molti posti di lavoro, sopratutto quelli ripetitivi ed omologabili, sono vicini all’estinzione; i lavori creativi sono gli unici al sicuro perché l’A.I. può ottimizzare ma non creare.
Si può vitualmente tornare indietro nel tempo nel mondo infinitamente piccolo che è governato dalle leggi per ora poco conosciute ma certamente controintuitive della meccanica quantistica.
Ipotizziamo che un elettrone in movimento si trovi in un punto definito. Si può immaginare una forza che lo faccia tornare indietro, anche se con una probabilità molto bassa; per quanto improbabile, l’evento non è impossibile.
Significa che in teoria è possibile tornare indietro nel tempo come ha simulato un computer quantistico.
Il mondo da scoprire della meccanica quantistica ci fa sapere che nulla è impossibile.
Quale futuro per l’essere umano nell’era dell’A.I.? Oltre la creatività daremo necessariamente spazio a compassione, amore o empatia. Tutte cose che l’IA non può avere. Così, mentre l’AI eliminerà i lavori ripetitivi, potremo e dovremo creare lavori che miglioreranno la vita perché rivolti direttamente alle emozioni e alle passioni umane. Sono lavori che avvicinano gli uomini, oggi troppo alienati dalla produzione di beni e servizi per la crescita materiale per consumare non per vivere l’intimità e le relazioni umane. Assistenti sociali, umanitari, religiosi, sanitari; educatori, animatori, accompagnatori, queste le professioni liberate dall’A.I..
Al contrario molti scienziati hanno ipotizzato con preoccupazione l’influenza della tecnologia dell’A.I. nel futuro. Stephen Hawking: “l’intelligenza artificiale potrebbe porre fine all’umanità”. Elon Musk: “è un rischio esistenziale e uno dei maggiori rischi che affrontiamo in quanto civiltà”. Bill Gates: “Non capisco perché le persone non siano più preoccupate di così”.
Infatti la rigidità attuale delle risposte che l’automazione fornisce già fa immaginare le problematiche dell’A.I. in futuro; chi ha avuto a che fare con errori codificati sa bene quale enorme fatica sia necessaria per correggerli; sopratutto per la fede riposta nell’automazione, maggiore di quella riposta nell’uomo.
La disponibilità di dati è direttamente proporzionale al perfezionamento dell’A.I.; le aziende cinesi di A.I. hanno fatto grandi salti in avanti perché hanno accesso preferenziale ai dati; così che oggi, le aziende più ricche di computer vision, riconoscimento vocale, sintesi vocale, strumenti di traduzione e droni sono tutte aziende cinesi. Questo significa un sacrificio intollerabile della privacy.