
La trasformazione sostenibile ha una prospettiva concreta con almeno tre presupposti base. Primo: l’impegno sistemico e coordinato tra i Cittadini e Imprese; i primi devono riconsiderare lo stile di vita e modificare il modo di consumare; le seconde devono convertire il modo di produrre adattandolo ai criteri ESG, garantendo la tutela dell’ambiente, condividendo il valore creato con le comunità, gestendo l’attività con trasparenza e responsabilità nei riguardi del bene comune e nell’interesse generale.
Secondo: l’impegno concreto della Pubblica Amministrazione a sostenere finanziariamente la trasformazione con risorse economiche, normative praticabili e controlli reali, con tempestività e puntualità.
Terzo: l’impegno di Cittadini, Imprese e Pubblica Amministrazione a dotarsi di una visione comune di medio-lungo periodo, cominciando comunque subito in un percorso impostato con strategie chiare e condivise.
L’innovazione digitale e l’ecodesign potranno essere il fattore d’insieme purché non prevarichino i contenuti e gli obiettivi da raggiungere; questa è la tentazione latente della finanza e delle grandi imprese che influenza.
La logica di questa sinergia è riuscire a non penalizzare la parte debole e maggioritaria della popolazione affinché questa non si senta ignorata; infatti senza il consenso e la consapevolezza di questa maggioranza parte una reazione che la scompone in mille polarizzazioni d’interessi, tanto concreti quanto ideali, diventando chiassosa, disarmonica e ingovernabile, talvolta violenta; questa è la tentazione ormai evidente degli estremismi, dei populismi, dei sovranismi per farsi riferimento.
I sacrifici come l’impegno devono essere distribuiti ed equilibrati. Il transizione ecologica per esempio non può essere un affare per chi la implementa e un peso per che la adotta, anche subendola. Questa è la inequivocabile tendenza che rende Grandi Imprese più ricche e profittevoli, piccole Imprese e Cittadini in ristrettezze.
Qui si gioca la credibilità del Governo.
Senza questa credibilità il debito necessario per sostenere la trasformazione sostenibile, la lievitazione dei tassi d’interesse, verranno considerati un abuso dei “poteri forti”, quindi non accettabile, denigrando la fiducia, scomponendo la coesione sociale, deteriorando la stabilità del sistema.
Una gestione corretta e compensativa della trasformazione sostenibile deve piuttosto generare quella crescita che renda accettabile il maggior debito da contrarre a costi maggiori, garantendo la capacità di ripagarlo nel tempo.