
La ricerca del consenso è diventata una scienza, la gestione reputazionale un asset fondamentale per ogni attività produttiva.
La velocità con cui si evolvono i diversi strumenti del consenso, l’intreccio e la trasversalità con cui si applicano, i processi con cui vengono assorbiti, stanno generando complicazioni irrisolvibili per cui la verità non è più unica ma pluriforme, adattabile ad interpretazioni e usi di parte.
La verità pluriforme nella società della comunicazione si chiama anche “post verità”, dove i fatti oggettivi e le realtà assolute diventano multidimensionali: soggettive, settoriali, dinamiche, effimere, polarizzate.
Vero e falso si mischiano con le opinioni più variegate creando notizie artefatte e contraddittorie a cui si crede perché ci si vuol credere e non perché sono credibili. Le vie di mezzo, la scala tra bianco e nero sono in disgrazia.
L’opinione pubblica, il popolo, abbagliato dal consumismo diffuso, ha imparato a dare il suo consenso per soddisfare esigenze e aspirazioni meno ideali e più materiali; cerca promesse di vantaggi e utilità in cui credere.
Il Cittadino crede meno ai valori generali, per tutti, a causa dell’oscuramento degli ideali e più al valore particolare, per se stesso. Per illuderlo e carpirne il consenso, al posto degli ideali, c’è bisogno del populismo, delle promesse invitanti, delle rivincite attese, veloci e a portata di mano. Anche il populismo, visti i danni e le disillusioni, pare avviato al tramonto.
L’abbondanza informativa nella società della comunicazione induce a confondere l’attenzione dei destinatari; l’efficacia obbliga a sintetizzare per schemi e slogan, rinvigorendo i pregiudizi, diffondendo la superficialità e l’incompetenza.
L’“ipse dixit”, la voce autorevole che aggrega l’attenzione e il consenso di massa si è indebolito.
Ora si spera che il consenso torni ad essere conquistato suonando le corde giuste, quelle che promettono risultati semplici e puntuali, pratici e palpabili.
Occorre una vero e proprio “nuovo sistema operativo”, una “fabbrica del consenso realistica”, per cablare tutte le componenti psicologiche, sociologiche ed economiche con le esperienze e le esigenze, i desideri e i sogni.
Ci vuole la coscienza della verità per dare un senso alle coscienze.
La trasparenza e l’intehrita imposte dalla trasformazione sostenibile potranno aprire i varchi alla coscienza consapevoli e rispettose del futuro.