
I Consumatori cominciano a preferire le Imprese migliori di tutte quando sono anche migliori per tutti.
L’innovazione deve essere sostenibile, cioè consapevole degli effetti indotti, diretti e collaterali. Deve essere allineata alle esigenze dei temi ambientali, ai principi di economia circolare, all’efficientamento energetico; all’energia rinnovabile, alla legalità e alla trasparenza, all’accessibilità e all’usabilità, alla coesione e all’inclusione sociale.
Sostenibilità non più come tattica d’immagine tipicamente green washing ma come strategia che influenza e determina tutta la governance di cui è parte strutturale, integrata e sistemica tanto nella vision globale quanto nei metodi decisionali, per stare al passo con il Mercato e con il continuo evolversi delle abitudini e delle esigenze dei Consumatori.
Oltre alle azioni di Sostenibilità offerte dalle Imprese occorre stimolare la domanda di Sostenibilità da parte dei Cittadini Consumatori attraverso la partecipazione consapevole e critica, condivisa per garantire un consenso informato.
L’impronta sostenibile di una attività produttiva, oltre a distinguere l’Impresa, rassicura i suoi stakeholder e garantisce una maggiore resilienza agli eventi avversi e alle congiunture sfavorevoli.
Viviamo l’epoca delle evoluzioni e delle trasformazioni imposte dalla velocità dell’innovazione tecnologica e digitale; la velocità che ha reso tutto più fragile e superficiale. Serve un cambio di prospettiva per garantire un bilanciamento, verificando la Sostenibilità della trasformazione, misurando le modalità con cui l’innovazione incide nel Mercato, nella Società, nel Territorio.
Un’epoca improntata alla Sostenibilità è capace di costruire il benessere in armonia con lo sviluppo.
La trasformazione sostenibile dipende anche dalla previsione e prevenzione dei rischi, naturali e antropici:
a) promuovendo la conoscenza, la consapevolezza dei fenomeni possibili per programmare azioni di tutela;
b) perfezionando la qualità produttiva in maniera responsabile;
c) tntervenendo direttamente sui comportamenti sbagliati o non consapevoli di Cittadini e Comunità;
d) delineando una stima delle priorità e delle modalità di salvaguardia del Territorio, di regolazione del Mercato, di equilibrio della Società.
Parliamo di un Rinascimento culturale che riequilibri le esigenze della produzione con la qualità della vita delle persone; le politiche di sviluppo devono spaziare oltre il breve periodo e affermare una consapevolezza condivisa, contrastare la vulnerabilità, rendere la Società più resiliente.
Resiliente significa capace di assorbire gli effetti di eventi improvvisi e negativi, di sopportarne meglio le conseguenze e reagire in maniera ottimale.
Il dialogo aperto e franco, del Mercato con il Territorio e la Società, è alla base della fiducia che rende più forte la resilienza, freno ad ogni deriva emozionale dal difficile controllo in casi fortemente avversi.
Il dialogo deve rimanere impostato con comprensibile semplicità e trasparente credibilità, purché non calpesti la serietà scientifica degli eventi e delle realtà che deve narrare. Nessun alibi deve potersi insinuare come scusante, asserendo la mancata comprensione dei contenuti del dialogo; giustificarsi per fraintendimenti impedisce l’affermazione della Società resiliente.
Il ruolo strategico della comunicazione nel Territorio, tra Mercato e Società, trova la sua massima importanza quando si occupa di crisis management; in questi momenti, il dialogo, ben impostato nella preparazione e nell’approfondimento, produce i frutti migliori.
Per legge le Autonomie Locali devono avere canali di comunicazione continui con il Territorio; essendo questo obbligo disatteso si apre il varco alla sussidiarietà, alla collaborazione integrativa o sostitutiva prestata dalle Imprese.
L’Impresa deve essere pronta a garantire la comunicazione dovuta, se ammessa alla sussidiarietà, negli spazi che occupa; se trova una Società resiliente ottimizza i risultati migliori; se trova una Società sconnessa e impreparata, non riesce a fare la sua parte.
Il Territorio allora risponde in maniera imprevedibile, difficilmente nel modo giusto.
La produzione è fatta per il Mercato; per questo è fondamentale chiedere al Mercato come vuole la produzione. Questa logica è meno affermata presso la Comunità e a scapito del Territorio; la corretta comunicazione tra Istituzioni e Comunità deve colmare questa carenza, se necessario, attraverso la sussidiarietà che le Imprese possono offrire.
La conoscenza, da parte dell’Impresa che opera in un Territorio, delle componenti (la Società come sistema Comunità-Istituzioni) che lo animano e popolano, rende possibile, plausibile e accettata la supplenza sussidiaria a difesa del Territorio stesso.
Come quella di una Società, la resilienza di un Territorio, inteso come partner di sistema di cui fa parte anche il Mercato, non è una proprietà meccanica, una caratteristica misurabile della sua capacità di reagire a una avversità e assorbirla; è semplicemente una sintesi di come è preparata nella coesione e nella consapevolezza, di come comportarsi attivamente per affrontare e respingere ogni aggressione alla stabilità e al quieto vivere; dipende quindi dalla interazione fattiva delle diverse componenti pubbliche e private.
Tanto il Pubblico è carente quanto l’Impresa deve prestare sussidiarietà.
Da qui l’accettazione da parte delle Istituzioni e delle Comunità di agevolare la partecipazione del Mercato alla corretta gestione delle sfide che attendono l’evoluzione postmoderna, con le sue fragilità e vulnerabilità, incombenti senza sosta.
Le incessanti innovazioni vanno affrontate e assimilate per non rimanere indietro; la Sostenibilità è il metodo univoco per scongiurare e debellare il lato oscuro di ogni innovazione. La sua forza equilibratrice garantisce l’utilità e scaccia il rischio di esiti e/o effetti imprevisti.
L’Impresa deve conoscere e monitorare il Territorio dove opera, che influenza e da cui è
influenzata; l’obiettivo di fondo è conoscerne la vulnerabilità e la fragilità per rafforzare l’affermazione della resilienza; in pratica agire nell’intento di mitigare i rischi e comunque prevedere la preparazione di ogni eventuale intervento.
Si tratta di conoscere, con approccio olistico, il sistema in generale che determina il comportamento delle parti, la situazione di riferimento, tanto della Comunità quanto delle Istituzioni, oltre i collegamenti con il Mercato per il Territorio; gli attori e i fattori che influenzano il consenso; la capacità di reazione; le tematiche prioritarie e sensibili; le potenzialità e le debolezze.
Trova sempre più spazio la logica della co-creazione di conoscenza attraverso la sinergia dei contributi apportati dall’Impresa, dall’Istituzione e dalla Comunità; ne conseguono indirizzi di specializzazione intelligente per politiche placed-based, dove vige il rispetto delle attitudini e delle potenzialità dei luoghi. Sulla base di una proficua contaminazione si identifica la soluzione convergente, che fonde i contributi apportati in un’unica soluzione, concertando competenze ed esperienze.
Iniziative di questo genere sono una panacea per l’attuale (e forse irreversibile) debolezza della politica, incapace di scelte impopolari e di lungo periodo; alla gestione del Territorio serve esattamente il contrario, la preminenza del bene comune e dell’interesse generale rispetto all’interesse del singolo e dei suoi beni. Vale la stessa logica per accogliere e inserire attività produttive dove l’interesse al profitto è salvaguardato se non lede interessi di terzi in maniera perversa e occulta.
Una Comunità improntata alla Sostenibilità è una Comunità resiliente, che guarda al futuro consapevole del presente e della sua realtà, adottando strategie condivise dalle diverse parti, pragmaticamente propense alla risoluzione dei problemi.
Una Comunità dotata di tale empowerment sociale valorizza ogni intento positivo di empowerment produttivo.
Per promuovere la consapevolezza del rischio e la cultura della prevenzione è fondamentale avere informazioni autentiche, evitando la disinformazione di principio e quella estremizzata, polarizzata, di parte.
Una Comunità improntata alla Sostenibilità gode di quel capitale sociale che favorisce le scelte migliori; perché è costruito su reti di relazioni e legami d’interscambio che radicano la reciproca fiducia e affermano l’identità, la coesione e la solidarietà; tutte caratteristiche costitutive, appunto, del capitale sociale generatore di protezione civica.
La pianificazione e il controllo partecipato del Territorio ha oggi lo strumento formidabile delle tecnologie digitali di comunicazione e d’informazione bottom up, affermate dai cosiddetti civil hacker che, in open source e crowd sourcing, raccolgono dal basso e organizzano le diverse espressioni, esigenze e idee dei Cittadini in modo da renderle visibili e farle arrivare alla giusta destinazione politico-amministrativa, oltre che mediatica.
In situazioni di crisi particolari (sismiche, idrogeologiche, climatiche) la presenza di civil hacker connessi alla Pubblica Amministrazione (da cui sono stati preventivamente accreditati),
ha dato velocità alla sintesi delle informazioni raccolte dal basso, in crowd sourcing, e ha evidenziato l’efficacia e la validità della gestione collaborativa delle informazioni condivise, raccolte e diffuse. Informazioni del genere vengono rilevate e ordinate con il WOR – Web Opinion Reader.
Occorre creare le condizioni affinché di ogni innovazione, di ogni novità che interessa un Territorio, venga accertata la capacità di generare progresso reale e concreto; possiamo qui aggiungere che solo attraverso l’innovazione, la conservazione rimane parte attiva dell’equilibrio sociale.