Economia circolare e ambiente, infrastrutture, innovazione digitale: questi i settori che beneficeranno più degli altri dei fondi europei. Sono settori in mano alle grandi imprese, anche multinazionali. L’effervescenza delle quotazioni borsistiche degli ultimi tempi, focalizzate su questi settori, lo dimostrano. Il tessuto produttivo che tiene in piedi l’Italia è fatto di MPI – Micro Piccole Imprese. A queste andranno le briciole, fatte da piccole sotto commesse: le grandi imprese, come le multinazionali, non hanno bisogno, se non in maniera molto marginale, delle MPI per sviluppare i loro progetti.
Quindi il ricasco sull’economia reale sarà surclassato da quello sulla finanza. Poco sarà l’effetto sull’occupazione trattandosi di soft skill di cui siamo carenti. Ancora minore sarà l’effetto sull’aggiornamento tecnologico delle MPI, visto che le tecnologie vincenti sono quelle di alto profilo, complesse e avanzate. Il commercio elettronico continuerà a crescere e falcidiare il commercio tradizionale. Insomma, senza un piano strategico per organizzare le MPI in modo da poter partecipare alle commesse, sarà il solito treno ad alta velocità che si fermerà solo alle poche stazioni principali.