
L’Orange Economy è la Creative Economy che, secondo l’UNESCO, mette a sistema diversi settori dell’economia con lo scopo principale di integrare la produzione o riproduzione, promozione, diffusione e/o commercializzazione di beni, servizi e attività che hanno carattere culturale, artistico o storico trasformando le idee in beni e servizi culturali e/o creativi. Il valore di queste risorse è determinato dal loro grado di innovazione, che si riflette nella proprietà intellettuale. Fanno parte della Creative Economy:
– le arti visive (pittura, scultura, installazioni e video arte), fotografia e spettacoli (teatro, danza e marionette), musica (orchestre, opere e concerti), turismo ed ecoturismo, artigianato e prodotti tradizionali, gastronomia, centri storici e siti archeologici, espressioni e tradizioni culturali (mostre, sagre, festival) comprendendo anche le attività di formazione e istruzione al servizio delle suddetta attività
– le industrie culturali che forniscono beni e / o servizi che possono essere riprodotti e diffusi in massa: l’editoria (libri, giornali e riviste), musica registrata, letteratura, radio e industria audiovisiva (film e televisione) comprendendo anche le agenzie di stampa e altri servizi di informazione
– i nuovi media e software di contenuti: videogiochi, piattaforme digitali, creazione e applicazioni software, animazione, arti grafiche e illustrazione, contenuti audiovisivi interattivi, architettura, moda e pubblicità
Fanno parte delle soft skill diverse competenze che messe a sistema diventano essenziali per efficientare e ottimizzare la resa delle hard skill, le competenze tecniche e professionali. Sono sempre più importanti nell’economia contemporanea perché evidenziano la capacità di creare e sviluppare relazioni con comportamenti coinvolgenti e motivanti. Per dare il massimo occorre saper gestire lo stress naturalmente conseguente al ruolo di driver e aggregatore.
In effetti, le soft skill non hanno una scuola specifica per poterle apprendere: sono in pratica caratteristiche naturali, attitudinali, che valorizzano esperienze diversificate e trasversali raccolte nella vita ordinaria e lavorativa, che conformano una speciale autostima per conquistare leadership, senza degenerare in arroganza o presunzione. Anzi occorre sapersi adattare alle situazioni, affrontare con determinazione i problemi nell’intento di risolverli per creare un territorio favorevole ai risultati. Quindi essere attenti a come pianificare l’organizzazione del lavoro, con i dovuti approfondimenti e i necessari dettagli, rimanendo aperti al lavoro di gruppo.