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SCEGLIERE PER ATTUARE

By 19 Giugno 2020 No Comments

Sono stati votati, eletti, mille parlamentari di ogni tipo, preparazione e provenienza. Sono stati selezionati, presuntivamente i migliori, per formare il governo. Ogni Ministero come ogni Regione ha individuato nella società civile le personalità più esperte e competenti a dare consigli e indirizzi in questa fase così difficile, incerta e complessa. Al Governo non è bastato aver ascoltato, in migliaia di incontri, le rappresentanze delle diverse attività produttive, delle opposizioni, dei giornali e degli esponenti dell’intellighenzia nazionale.

Ecco, ci mancava, la convocazione degli Stati Generali dell’Economia per ricostruire e cambiare il Paese. Altre idee, ancora idee, senza una progetto esecutivo per spendere le ingenti somme messe a disposizione (se e quando arriveranno). Le proposte ci sono, la maggior parte ovvie e necessarie, dibattute da tempo. Quello che manca è la capacità di attuarle, dovendosi districare dalle posizioni ideologiche e strumentali, fuori di ogni logica di programmazione coordinata e continuativa. Un gioco per trovare appoggi per condividere le responsabilità delle scelte, data la carente credibilità della politica, che preferisce facili di annunci e promesse, con cui creare aspettative e speranze da concretizzare alle prossime elezioni.

Spetta alla politica interpretare le esigenze ed elaborare idee per soddisfarle. Gli esperti servono più per attuare le idee programmate dalla politica. Scegliere in una situazione politica fluida e priva di ideali significa scontentare qualcuno. Oggi le forze di governo con ideali confusi e contraddittori, senza programmi conciliabili, con pochi punti in comune, visti i margini di maggioranza risicati, succubi dello strapotere della finanza e delle multinazionali, hanno difficoltà a decidere e preferiscono dare un contentino a tutti e prendere tempo. Se si delega agli esperti della società civile la programmazione a che serve la politica?

Quindi questi Stati Generali sono un abito per vestirsi di competenze che il governo pare non avere. Sono una passerella di un attivismo estemporaneo, di facciata, da cui si è esclusa l’opposizione, la più titolata e necessaria a essere presente. Avremmo preferito mettere in pubblico confronto le idee della maggioranza e della opposizione, poi dopo un dibattito avere contezza di quanto è possibile realizzare nella logica dell’unità. Non serve una platea mediatica senza media. Questi Stati generali sono un vulnus al principio democratico di rappresentanza e all’esigenza di concretizzare gli interessi dei cittadini.