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SPAZIO AI GIOVANI, PER DAVVERO

By 20 Agosto 2020 Ottobre 1st, 2020 No Comments

L’intervento di Mario Draghi a Rimini (agosto 2020) ha acceso un faro sul problema più trascurato nel dibattito politico. I giovani e il debito che dovranno pagare. Appare logico e lampante che per pagare un debito occorre avere capacità di creare valore, guadagnare bene. Oggi per creare valore, guadagnare bene, occorre avere competenze ed esperienze che pochi giovani hanno. Perché il lavoro che viene loro offerto è modesto nella maggior parte dei casi, precario, irrigidito da una scala sociale impervia. La formazione pubblica è antiquata, quella privata è accessibile a pochi. La pandemia ha aggravato l’incertezza e l’imprevedibilità dei tempi, paralizzando le iniziative e congelando la fiducia. Occorre ricostruire, meglio di prima.

La reazione deve essere forte e meditata, senza distruggere l’esistente, adattando quello che funziona con l’innovazione e la professionalità avanzata, senza perpetrare le abitudini passate che hanno accumulato un debito imbarazzante. Ora gli altri debiti che andiamo a contrarre devono servire a mettere la macchina produttiva nella massima efficienza, preparando i giovani a guidarla con capacità formate. Realismo e pragmatismo per investimenti produttivi (debito buono), si! Progetti clientelari raffazzonati per politiche economiche sgangherate (debito cattivo), no!

Lo stesso Draghi ha richiamato un concetto keynesiano: “When facts change, I change my mind. What do you do sir?” Quando cambia lo scenario deve cambiarne di conseguenza la gestione. con una precisazione: andare alla radice e non limitarsi alla facciata. Con un principio di fondo: mettere alla base della programmazione l’etica e la sostenibilità. Importante dare seguito all’evoluzione europea avviata con il recovery plan rendendola più solidale, responsabile di nuovi parametri comuni, interdipendente, equilibrata tra gli interessi dei singoli Paesi, contro ogni sovranismo populista. Importante valorizzare i talenti dei giovani e agevolarne l’entrata in politica con idee nuove e innovative, alla pari degli esponenti esperti della generazione Y e X, troppo succubi delle truppe clientelari e, anche, della cattiva abitudine di non saper guadare oltre l’imminente impegno elettorale.