
Dall’affermazione dell’Homo Sapiens al 19° secolo la popolazione glabale è cresciuta molto lentamente senza superare il miliardo di unità. Oggi siamo quasi otto miliardi. Guerre ed epidemie non hanno fermato la crescita resa possibile anche dal progresso dell’igiene e della ricerca scientifica, non solo medica. Uno sviluppo decisamente vorticoso che non ha tenuto conto degli equilibri ecologici e dei limiti del pianeta. Il consumo del territorio, delle acque e delle foreste, l’inquinamento industriale, l’estinzione di specie e di biodiversità stanno cambiando il nostro habitat. L’impatto umano sulla natura è eccessivo. La fiducia nell’innovazione tecnologica e i risultati che ha consentito di raggiugere non bastano senza la consapevolezza dei rischi climatici, sociali e sulla salute.
La salute deve riguardare tutti, non solo l’uomo, deve essere concepita come planetaria.
Dobbiamo impegnarci a promuovere un nuovo approccio alla gestione delle malattie infettive, che sia fondato sulla diagnostica rapida più innovativa e orientato alla lotta all’antimicrobico resistenza (Amr) attraveso il superamento degli attuali antibiotici obsoleti e sovrautilizzati. Il globalizzazione deve consentire, oltre lo sviluppo dei commerci, un approccio transdisciplinare e olistico a favore di tutti sistemi sanitari, alimentari e sociali, in modo da contrastare in forma univoca la contaminazione inatrrestabile dell’interazione uomo, animali e natura.
Questo il principio base per garantire il futuro in maniera consapevole e responsabile, per garantire coesine ed equità sociale, parità di genere e generazionale, equilibrio di opportunità e accessibilità di carriera.